La corruzione è in tutti i paesi. Non deve essere una giustificazione, sebbene da molti sia considerata tale, a volte nemmeno tanto implicitamente.
E’ vero anche che in Italia il problema acquisisce dimensioni enormi, ben più considerevoli che in altri paesi. La domanda, banale ma a cui è arduo rispondere, è la seguente: perché? Spiegare l’ampiezza e la profondità del fenomeno corruttivo dando la colpa alla mentalità degli italiani è offensivo e razzista. Esistono ragioni più concrete, oggettive.
Le leggi
Molto semplice. Le leggi italiane favoriscono i comportamenti corruttivi. Non è stato sempre così, ma la qualità del nostro sistema normativo, almeno limitatamente all’argomento corruzione, è stata compromessa dall’azione scellerata dei Governi che si sono succeduti in questi venti anni. Possiamo affermare senza tema di smentita che il centrodestra ha fatto i maggiori danni, e il centrosinistra ha evitato in tutti e modi di risolverli (quando ne aveva il potere). La responsabilità è dunque condivisa.
Il nodo cruciale è rappresentato dalle leggi ad personam. Purtroppo fanno parte della storia degli ultimi anni. Per risolvere i problemi di una persona è stato messo in crisi un sistema che fronteggiava già alcune pesanti difficoltà. L’esempio più lampante è rappresentato dalla depenalizzazione del falso in bilancio.
Tuttavia è tutto il corpo normativo – sempre relativamente alla corruzione – a lasciare a desiderare. La conseguenza è che la percezione sulla punibilità dei reati di corruzione è molto bassa, e quindi viene meno l’elemento di deterrenza.
Se il ladro sa che sarà impunito, chi lo farà desistere dal rubare?
Meccanismi di selezione della classe dirigente
Se la leggi lasciano a desiderare è colpa soprattutto della classe dirigente e dei meccanismi di selezione della stessa. Siamo di fronte al classico caso del gatto che si morde la coda. La corruzione compromette il processo di selezione, e la classe dirigente che ne esce fuori non fa nulla o addirittura favorisce il proliferare della corruzione.
La politica è una questione di contatti, perché sono i contatti che determinano l’ampiezza del bacino di voti. Il problema risiede nel fatto che sono i corrotti ad avere il numero di contatti maggiori, e soprattutto quelli in grado di garantire voti maggiori (imprenditori, altri amministratori etc). Dunque, fanno carriera proprio coloro che non dovrebbero farla. Un esempio di questo scenario è rappresentato da Fiorito: corrottissimo, eppure votato da decine di migliaia di persone.
La criminalità organizzata
E’ questo il vero fattore che contraddistingue l’Italia. La mafia è presente in molti paesi ma da noi è sistemica.
Il ruolo della criminalità organizzata nei confronti della corruzione è quello di catalizzatore. I mafiosi hanno un estremo bisogno di riciclare il denaro e per farlo devono intrecciare relazioni con imprenditori e amministratori. Gli imprenditori servono a dare il là a quei processi commerciali utili al riciclaggio, gli amministratori tornano invece utili in fase di occultamento o di intermediazione. E’ ovvio come questo triangolo del male imprenditoria-mafia-politica aumenti a dismisura l’offerta di tangenti, che hanno lo scopo di garantire dalle cosche il sostegno tanto delle imprese quanto degli amministratori.
Giuseppe Briganti