di DANIELE VITTORIO COMERO
La questione della condanna è ormai diventata un tormentone assordante. Per gli anti-berlusconiani è l’occasione di una vita, per levarselo dai piedi. I berluscones invece temono per il loro tenore di vita, di rimanere senza tutele, mentre gli elettori berlusconiani sono infastiditi dal can can. Sono più di venti giorni, a partire dal giorno dopo la sentenza della Cassazione, del primo agosto 2013, che i politici di tutti gli schieramenti martellano sulla applicazione della sentenza di condanna. Berlusconi, come ovvio cerca di scantonare, è comprensibile, per cui ha coniato un nuovo termine “l’agibilità politica”. Il concetto è molto semplice, continuare a fare quello che vuole anche con una sentenza di condanna definitiva di quattro anni sulle spalle. Rispondono in coro tutti i farisei del parlamento: questo è uno stato di diritto, le sentenze si applicano e non si discutono, la legge vale per tutti e così via. Il punto ora è tutto sull’applicazione della legge Severino, che sanziona il politico condannato in via definitiva con l’esclusione dalla carica, una cosa ritenuta da tutti più che ovvia. Ma la legge Severino che cos’è?
Se l’è chiesto anche La Repubblica quando, proprio per tale legge, alcuni politici imputati nel caso che va sotto il nome di “Sistema Sesto”, che la procura di Monza ha scoperchiato tra mille difficoltà, un paio di anni fa, sono stati “graziati” con la prescrizione dovuta proprio a tale legge. Il vice direttore Massimo Giannini scrive in risposta alle giustificazioni dell’ex-ministro
“…Paola Severino non risponde all’unica domanda che conta: per quale motivo ha ritenuto di dover modificare l’impianto del reato di concussione, e di ridurne l’apparato sanzionatorio?
Detto più brutalmente: chi e perché – nel governo Monti o nella coalizione Alfano-Bersani-Casini- ha sentito il bisogno di “spacchettare” il reato in due fattispecie distinte, e di abbassare da 12 a 8 anni la pena prevista per il caso di “indebita induzione”?
Di fronte a questo banale interrogativo il ministro parla d’altro.
Sostiene che la “pena giusta” va stabilita in funzione del “disvalore del fatto”. E una spiegazione inquietante. Il dilagare dei fenomeni corruttivi (con i relativi procedimenti penali a carico di altrettanti politici) è sotto gli occhi di tutti. Nonostante questa evidenza, il ministro decide di attribuire meno “valore” al reato di “induzione”, riducendone incomprensibilmente la pena e trattando questa fattispecie (comunque una delle più gravi tra quelle contro la Pubblica Amministrazione) alla stessa stregua di un furto in un supermercato o in un appartamento.” (http://www.compliancenet.it/content/paola-severino-legge-anticorruzione-la-mia-verita-la-repubblica-12-marzo-2013)
Pesi e misure differenti, leggi fatte a seconda che ci siano amici o amici degli amici coinvolti.Le velocità sono differenti, a volte la giustizia è lenta e benevolente, come ha già dimostrato tangentopoli. Però, va detto che nella maggioranza del governo Monti che ha approvato la legge 190/2012 ci stava anche il PDL, cioè Berlusconi, che ha realizzato una specie di suicidio politico: avrebbe favorito quelli del “Sistema Sesto”, Penati e compagnia, accorciando le loro prescrizioni, mentre per sè si è riservato un trattamento rigorosissimo e giustamente punitivo. Una cosa difficile da credere, senonché quando è stata approvata la legge, esattamente un anno fa, a ottobre 2012, il ciclo politico del PDL e del “Caimano” sembrava destinato a chiudersi rapidamente, a favore della nascita di nuove formazioni che si sarebbero allineate o al nuovo astro nascente a sinistra, Matteo Renzi, oppure al centro a sostegno della stella – rivelatasi cadente – di Mario Monti.
Come al solito per il Cavaliere, il nemico più insidioso non è mai la sinistra, men che meno il PD, ma il suo giro stretto di cortigiani e ballerine, avidi e incapaci, sempre pronti a tradire e a sputtanare. A settembre il Senato dovrà decidere come applicare la legge approvata dal suo PDL, tenendo conto della Costituzione vigente perché, come ha scritto il giurista Felice Besostri “Il voto sulla decadenza di Berlusconi sarà un voto politico, non una scelta giuridica tra diverse interpretazioni. Giusto o sbagliato – e a mia avviso è sbagliato- è la scelta della nostra Costituzione e discende direttamente dall’art. 66 Cost.,”Art. 66. Ciascuna Camera giudica dei titoli di ammissione dei suoi componenti e delle cause sopraggiunte di ineleggibilità e di incompatibilità”.
Una scelta che in origine aveva una forte motivazione di tutela dei parlamentari, per proteggerli dall’assolutismo regio e da una magistratura asservita al potere esecutivi…”
Più chiaro di così non si può, i farisei parlamentari sono avvertiti.
Rimane da discutere una questione non secondaria, cioè della pena residua di quasi un anno che dovrà essere scontata ai domiciliari o in un servizio di volontariato. La domanda che molti si sono posti è questa: la condanna di Berlusconi può diventare una cosa utile? Si, certo, se sceglierà di fare volontariato, le opportunità non gli mancheranno visto che le offerte sono state numerose. Tra queste se ne segnala una in particolare che ha un valore simbolico notevole, proveniente da Cosa Pubblica l’Associazione fondata da Pietro Di Caterina, proprio quello che ha aperto uno squarcio sul “Sistema Sesto” e sulla corruzione nella pubblica amministrazione.
La proposta di “CosaPubblica, il nuovo movimento anticorruzione fondato da Piero Di Caterina offre all’ex premier una possibilità di impegno sociale importante. Si mette a disposizione per accogliere Berlusconi come formatore dei giovani cittadini, nel suo periodo di affidamento ai servizi sociali che verrà eseguito quando la Giunta per le immunità si pronuncerà.
Il Cavaliere potrà spiegare ai giovani e ai cittadini interessati di CosaPubblica quali sono i meccanismi per cui un imprenditore può finire in certi spiragli criminali, a causa di una politica che non è riuscita a traghettare il Paese dalla prima alla seconda repubblica ad una condizione migliore.
Chi meglio di lui potrebbe farlo adesso?”
Di Caterina, che a suo vantaggio ha il fatto che la sede dell’associazione e dei corsi è a Monza, quindi vicinissima ad Arcore, ci crede veramente alla proposta. Si è detto persino disponibile a fare da assistente, per le esercitazioni in aula sul sistema corruttivo.
A questo punto non posso tirarmi indietro, potrei starci anch’io, come secondo assistente, alla sua destra.
Mancano solo le date per iniziare, gli studenti, cioè le vittime della corruzione, arriveranno a frotte.