L’Assemblea Generale delle Nazioni Unite nel suo World Happiness Report 2013 ha stabilito che è la Danimarca il paese più felice del pianeta. Nel Report si lega il livello di felicità al benessere, ad altri fattori della ricchezza e ad alcune sicurezze. Credo che chi ha pensato e realizzato questa indagine deve aver fatto confusione e qualche errore. Altrimenti non si spiegherebbe come facciano a coesistere ai vertici della graduatoria i Paesi nordici, che notoriamente sono paesi in cui l’infelicità e la depressione suicidaria sono fortemente di casa, con il Paese fra i più violenti al mondo, come il Messico o a forte discriminazione sociale come alcuni Paesi del Medio Oriente. Questi ultimi, poi, riescono a battere antiche forti democrazie civilissime come Stati Uniti, Francia, Germaina e moltissi altri. L’Italia, come al solito, arriva molto dietro. Evidentemento dall’indagine non esce misurato il livello di felicità, che tutti sanno essere una declinazione personale realizzabile anche nelle più disagiate e difficili condizioni sociali, economiche, politiche, fatta eccezione per le condizioni di sofferenza dove possono essere felici solo masochisti e sadici. E non esce neanche il livello di serenità che è sicuramente garantito dalla civilissima Danimarca, ma sicuramente è basso in nazioni violente come il Messico o a marcata discriminazione come gli Emirati. Probabilmente la legge delle statistiche del mezzo pollo a testa ha colpito ancora. Uno studio tutto da approfondire.
Piero Di Caterina/CosaPubblica
15 settembre 2013