Il primo cittadino a cinque stelle si racconta: «come allontano la corruzione dal Comune di Parma»

di Laura Marinaro

«La corruzione è una parola che neanche lontanamente dovrebbe avvicinarsi al portone della casa comunale. È da ripudiare. La politica oggi ha bisogno di ritrovare la sua naturale dimensione, quella che i Padri costituenti concepivano come un servizio alla Nazione, di alto senso civico e di profonda devozione per la giustizia». Queste sono parole di Federico Pizzarotti, il primo sindaco a Cinque Stelle eletto nel 2012 in una città importante come Parma. Pizzarotti, ex programmatore informatico e poi bancario, crede davvero che la politica sia servizio e quando eredita il dissesto delle casse comunali lasciato dalla passata amministrazione Vignali travolta dallo scandalo, cerca di dimostrarlo nel suo lavoro di primo cittadino. Le sue sono parole che – a dire il vero – molti sindaci d’Italia, di ogni partito, movimento e schieramento, pronunciano nei discorsi ufficiali, ma che, spesso, non corrispondono alla realtà. Soprattutto se consideriamo gli scandali e il valore della corruzione che si annida e poi emerge nella pubblica amministrazione del nostro Paese ogni giorno. Pizzarotti si racconta nel libro scritto a quattro mani con Marta Serafini dal titolo “Il primo cittadino” (Add editore, 14 euro) ed è in questa lunga intervista che la gente comune potrebbe comprendere la diversità tra i politici della “vecchia guardia” che vanno avanti con i loro inganni lessicali (che spesso generano solo consenso e non corruzione, ndr) e le nuove leve. Pizzarotti da questa intervista esce come una persona normale che ha deciso di mettersi in gioco e di fare il sindaco, un lavoro duro. Ha rinunciato ad una parte dello stipendio e guadagna come prima, non ha cambiato la sua vita per questo, ma soprattutto sta facendo di tutto per ripulire una città e un comune disastrato da una vicenda di corruzione immensa. Un’impresa difficile che lui ha cercato di raccontare. Io credo che, al di là che si condivida o no il progetto del Movimento nel quale egli è stato votato, questa intervista meriti una lettura onesta, come onesta è la scrittura, per cercare di capire di più come – se si vuole – è possibile combattere la corruzione o perlomeno prevenirla, anche dall’interno del meccanismo. Onestamente Pizzarotti in questo libro ammette che una cosa è il sogno e il progetto di rifare tutto dall’inizio, una cosa è la realtà delle leggi e dei regolamenti comunali. Per non parlare dei dipendenti e dei consiglieri intorno e della stampa che comunque l’ha sempre avuta contro. La giornalista chiede: Come hai cambiato il modo di fare politica in Comune , anche rispetto alla Giunta precedente? «In un milione di modi – risponde – solo che non strumentalizzo ogni decisione in nome della rielezione. Più che pensare a un futuro personale la città aveva bisogno di risposte e di persone che ci mettessero la faccia. E da qui tutta una serie di decisioni: ho tagliato i costi di gestione della macchina, mi sono ridotto lo stipendio, ho messo online sul sito del comune le buste paga e tutte le iniziative della Giunta rendendole commentabili. Il tutto facendo i conti con un debito che mi impedisce di spendere. Poi non sempre i tempi delle urgenze corrispondono a quelli burocratici e per dare delle risposte. Una delle mie priorità è trasformare i mesi necessari per quelle risposte in giorni». Importante per impedire che si ripetano i fenomeni di corruzione del passato, per Pizzarotti, è la partecipazione dei cittadini alla vita pubblica. «Ma partecipazione non vuol dire “ti dico come devi fare e se non lo fai non va bene”, ma confrontarsi e trovare una via di mezzo tra le esigenze del cittadino e chi amministra. E trasparenza non vuol dire andare a bando su tutto, anche lo streaming va selezionato altrimenti si praticano inganni lessicali e la stampa strumentalizza…» Il segreto di un amministratore onesto è quello di utilizzare dunque lo stesso linguaggio quando parla con i giornali e risponde agli attacchi con chiarezza, e quando risponde ai cittadini. A dispetto di tutto e di tutti a volte significa anche prendere decisioni impopolari e inimicarsi delle categorie di cittadini. Perché è il futuro a fare da faro, quello della propria città e non quello della propria carriera politica. Nel libro è spiegata diffusamente la questione del debito e del suo azzeramento, quella dei rapporti con gli altri partiti e in particolare col Pd e con i leader del Movimento. Tutti argomenti interessanti trattati in maniera chiara e scorrevole per tutti, amministratori e no.

09/01/2014

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