L’EX BRACCIO DESTRO DELLA PRESTIGIACOMO “INGUAIATO” PER LE BONIFICHE ALL’EX SISAS DI PIOLTELLO
di Laura Marinaro
Rifiuti pericolosi da bonificare, pena una multa europea da 200 milioni di euro, che sulle carte divenivano “non pericolosi” – per opera di un pezzo da novanta del Ministero dell’Ambiente – e sui quali si sarebbe consumato l’ennesimo episodio di corruzione all’italiana. Rifiuti, in tutto 280 mila tonnellate di idrocarburi, mercurio e 50 mila di nerofumo, che riempivano le tre enormi discariche dell’area di 330 mila metri quadrati dell’ex Polo chimico di Pioltello-Rodano Sisas, una piccola Ilva, e sulla bonifica dei quali si è concentrata l’indagine dei carabinieri del Noe e della Dda, che il 21 gennaio ha portato a sei arresti eccellenti. In carcere per truffa e corruzione sono finiti l’avvocato Luigi Pelaggi, 57 anni, ex commissario per l’ambiente del sito, nominato nel 2010 per attuare in breve tempo la bonifica, ed ex capo della segreteria dell’ex ministro Stefania Prestigiacomo. Francesco Colucci, presidente del Cda e Bernardino Filipponi ad della Daneco Impianti, la società che, secondo le accuse, ottenne con gara accellerata l’appalto per 35 milioni di euro da Pelaggi. Ai domiciliari sono Fausto Melli, membro del Cda della Sogesid spa (società pubblica nella quale lo stesso Pelaggi ha una poltrona), all’epoca dei fatti direttore dei lavori e responsabile per la sicurezza del cantiere realizzato nel sito e Luciano Capobianco ex direttore operativo del cantiere, infine Claudio Tedesi, ingegnere consulente tecnico del Ministero per molti progetti. Denunciate altre 38 persone per attività correlate al traffico illecito di rifiuti: tra questi il direttore generale dell’Arpa Regione Lombardia, Umberto Benezzoli e importanti funzionari del Pirellone e della Provincia di Milano, oltre a titolari di società operanti nel settore del movimento terra e dei rifiuti. L’operazione “Black Smoke” nasce nel 2011 proprio in seguito a dubbi sullo smaltimento dei rifiuti del sito ex Sisas dove, nel 2004, il Ministero dell’Ambiente aveva autorizzato in via provvisoria e con urgenza l’avvio dei lavori di bonifica. All’inizio era stata la Sadi Servizi Industriali, ovvero una delle società dell’ex re delle bonifiche Giuseppe Grossi (oggi deceduto), che ottenne l’appalto da 143 milioni di euro. Ma nell’aprile del 2010, a causa della procedura di infrazione europea, il Governo decide di inviare sul posto un commissario, Pelaggi appunto. Sarebbe lui, secondo le accuse, ad aver favorito la Daneco nell’aggiudicazione della gara, sembra dietro pagamento di una tangente da 700 mila euro, e sarebbe stato lui a declassificare i rifiuti in non pericolosi, in modo che potessero essere stoccati in siti di proprietà delle ditte “amiche” che – non si esclude – possano essere vicine alla Camorra e alla Ndrangheta. Insomma accuse pesanti per Pelaggi che, dallo stesso ex Ministro, era stato difeso come superefficiente e che, nelle intercettazioni agli atti che dimostrerebbero gli incontri con Colucci per la consegna dei soldi poi versati in una cassetta di sicurezza dello stesso funzionario pubblico, veniva definito “un Fantastico commissario!”. Pelaggi inserito nella commissione per le bonifiche Ilva di Taranto, è indagato per quelle vicende dalla Procura di Taranto e lo era stato da quella di Napoli anche per la vicenda Sistri, il sistema di tracciabilità dei rifiuti voluto proprio dal “suo” ministero dell’Ambiente, ma mai di fatto attuato. Per i magistrati milanesi oggi è lui il cuore dell’intera operazione: «è soggetto in grado di esercitare forti influenze sia sui funzionari di livello ministeriale-governativo sia sugli amministratori di enti locali che sui consulenti e altri soggetti privati; è persona che può contare su una fitta rete di relazioni consolidate che rendono attuale e concreta la possibilità di condizionare il regolare svolgimento dei procedimenti amministrativi di suo interesse». Ancora una volta questa vicenda pone in luce un concetto fondamentale: la corruzione nasce dall’abuso infinito che può esercitare il politico corrotto o – come in questo caso – l’alto funzionario o dirigente. Un abuso che si esercita a tutti i livelli e che architetta e organizza gli accordi corruttivi, oppure conduce l’impresa ad agire come lui vuole solo per ingordigia. Non sarà associazione a delinquere sulla carta ancora una volta, ma ne ha tutte le caratteristiche!
23/01/2014