Il 7 novembre il Pd promosse la prima cena di fundraising. A presenziare, nientemeno che Renzi, l’homo novus della politica italiana. Fu un successone: 800 invitati, 1000 euro di contributo a testa. “Abbiamo raggiunto un gran risultato”. Un successone sì, ma solo all’apparenza.
Perché è proprio nelle fondazioni che, stando a molte indagine e alle interpretazioni di importanti uomini di legge, si annida il vero marcio della politica. E’ da lì che passano, a volte, i proventi della criminalità. Insomma, nella loro peggiore incarnazione non sono altre che strumenti di riciclaggio del denaro.
Di questa opinione è Raffaele Cantone, presidente dell’ente anti-corruzione, che in una intervista all’Espresso ha dichiarato: “Le fondazioni in origine erano nate per altre finalità. Erano istituzioni pensate per gestire entità piccole, come una biblioteca, e per questo avevano criteri di contabilità banali perché non era previsto che maneggiassero fondi ingenti. Oggi sono diventate la chiave di volta del potere: gestiscono persino le banche. Queste fondazioni ottengono, spesso attraverso altre mediazioni, i quattrini che sono il vero motore delle campagne elettorali”.
Molto suggestiva l’interpretazione di Marco Damilano, che alle fondazioni ha dedicato un’intervista, sempre sull’Espresso. Le fondazioni sarebbero l’equivalente politico dei gruppi criminali di Mafia Capitale. Come questi rappresentano il mondo di mezzo che collega la malavita alla politica, le fondazioni rappresenterebbero il mondo di mezzo che collega la politica ai portatori di interesse. Questi ultimi sono, nella migliore delle ipotesi, i lobbisti. Nella peggiore delle ipotesi gruppi criminali organizzati.
Come nel caso di “Nuova Italia”, fondazione di Gianni Alemanno. Attraverso questa, secondo l’accusa, Carminati riusciva ad elargire fiumi di denaro alla parte politica dell’ex sindaco di Roma. Si parla di 265.000 euro, il tutto in cambio, ovviamente, di appalti – ma ci sono in ballo anche altra utilità. Il rapporto tra i fascio-mafiosi e “Nuova Italia” avrebbe avuto luogo nel periodo gennaio 2012-settembre 2014. E il centrosinistra? Non si può dichiarare fuori dai giochi. Non sul piano politico almeno. Non ci configurano, almeno per ora, responsabilità penali di sorta – al netto dell’affare Lusi – ma anche intorno alle fondazioni del Pd aleggia un alone di opacità. La fondazione più importante è Italiani Europei di Massimo D’Alema. I contributi sono abbondanti e provenienti da un certo numero di donatori. Eppure, di conoscere i nomi nemmeno a parlarne. Daniela Reggiani, portavoce dell’ex premier, ha dichiarato che, almeno per ora, la fondazione preferisce la privacy alla trasparenza. “I nostri bilanci sono depositati in prefettura, non ci sono nomi e cognomi ma trovate entrate e uscite. Non è giusto che l’origine di un contributo venga svelata, se chi l’ha fatto sapeva di rimanere nell’ombra”. D’Alema, invece, si è giustificato così: “Dai finanziamenti si potrebbe desumere l’orientamento di chi ha elargito il contributo”.
E’ ovvio che con la morte dei finanziamenti pubblici il fundraising diventerà la forma preponderante di approvvigionamento. Tutto normale, negli Usa succede così (e le conseguenze sono solo politiche, non penali). Il presupposto, però, è la presenza di un sistema di controlli importante e per quanto possibile gestito dal settore pubblico.
Giuseppe Briganti