Sono innocente. Ha giurato e gridato Silvio B., dopo la sentenza del Presidente, feriale, Antonio Esposito. E magari ha ragione. Potrebbe essere innocente. Perchè il Presidente Esposito non è la bocca della verità. E’ solo il cittadino a cui il Popolo, per titoli o meriti, ha concesso il potere di stabilire la verità giudiziaria. Una verità che è tanto più vicina o lontana dalla verità reale, oggettiva, quanto più efficiente risulta la macchina della giustizia. Se B. avesse ragione, non potrebbe che voler dire che il sistema della Giustizia sarebbe di infima qualità. Responsabile del funzionamento del Potere giudiziario è il potere legislativo, quindi la politica che ha governato. E’ la politica che detta le regole della partita della convivenza civile, o incivile, dei cittadini. Quindi se B. ritiene di essere vittima di malagiustizia, deve ricercare le colpe del suo urlato dramma nel proprio operato, visto che è stato uno dei maggiori leader al potere negli ultimi decenni. Alternativamente con il suo omologo PD, DS, PDS, PCI, con cui c’è stata buona intesa, di fatto, che ora è diventata addirittura larga. Larghissima intesa. E se al Parlamentare Silvio B., più volte Capo del Governo, può succedere di rimanere vittima di malagiustizia, figuriamoci cosa può accadere ad un comune cittadino che necessita, o è costretto a subire, un procedimento giudiziario. Robe da brividi alla schiena, o peggio. Silvio B., non dovrebbe urlare la sua disgrazia, come sta facendo, e minacciare gli Italiani, adombrando catastrofi di varia entità se il Capo dello Stato, o qualunque altro soggetto di potere, non provvederà a rimediare alle persecuzioni e condanne ingiuste con grazie, commutazioni di pene o cambio di regole a posteriori. Quando è proprio lui, con pochi altri che avrebbe dovuto assicurare agli Italiani lo spirito di legge nella vita pubblica. Le condizioni massime di legalità nell’Amministrazione. La parità di accesso al bene pubblico. La sicurezza che ogni cittadino sia sempre tutelato nelle possibilità di fruizione paritaria della cosa pubblica.
Questo stabilisce il contratto sociale che ci siamo dati, attraverso la costituzione. Quello splendido contratto sociale che da molto tempo, da alcuni Italiani abusatori e manipolatori di funzioni pubbliche, viene sistematicamente violato. Un tradimento. Quindi se le regole stabiliscono che il Presidente della Suprema Corte ha il dovere di sentenziare, in nome del Popolo, e definitivamente, cosi come ha fatto affermando che Silvio B. ha frodato il fisco, ha truffato nel mercato, ha creato fondi neri per 270 milioni di dollari, e per questo è stato condannato, la pena la deve scontare. Certo, uno ha diritto di cercare di spostare in avanti il momento dell’esecuzione. E’ lecito. Ma nel civile e con dignità, al pari di quello che potrebbe fare qualsiasi altro cittadino.
Invece la dignità, il lecito e il civile si calpestano chiedendo deroghe all’ordinario, che vuole la legge uguale per tutti nella sua applicazione e interpretazione. Si esige un comportamento d’eccezione.
Quindi, ancora una volta si vuole evadere e sottrarsi ai propri obblighi di ordinaria sottomissione alle leggi.
Questa è la questione. Il signor B. evidentemente si sente Sovrano, non servitore del Popolo, ne tanto
meno cittadino. Ma chi si crede sovrano, al di sopra delle leggi, e, avendo il potere vuole stabilire uno stato di eccezione, per cambiare le regole, contro la volontà del Popolo, vuole sovvertire il contratto di democrazia. Viene meno alla garanzia di rispettare l’ordinamento esistente e attua un colpo di stato.
Vuole imporre una nuova legittimità, differenti leggi, nuovo Diritto e diversa Giustizia, per ottenere obbedienza dai sudditi. Carl Schmitt affermava che chi pretende lo stato d’eccezione nega lo stato di diritto, e crea le condizioni per il ritorno al diritto di resistenza. E nella resistenza il Popolo è autorizzato a comportamenti che vedono l’esigenza di legittimità separarsi dallo stato di legalità.
Una situazione che vede contrapposta la condizione di energia dell’abuso del potere ad uno stato affetto da decomposizione e debolezza.
Una degenerazione che legittima il diritto naturale di resistenza a favore del Popolo, contro il potere costituito.
Films già visti.
Piero Di Caterina – 10 agosto 2013