Aggredire il patrimonio dei corrotti

Un «cancro» che si annida nell’amministrazione pubblica grazie alla penuria di controlli interni e all’inefficacia delle sanzioni, la corruzione è una «pianta velenosa ben lungi dall’essere non solo estirpata, ma anche appena ridotta in modo apprezzabile». Per batterla, il procuratore regionale della Corte dei conti Antonio Caruso chiama tutti a «uno sforzo comune». Quello che traccia Caruso alla cerimonia di inaugurazione dell’anno giudiziario della Corte è il quadro «estremamente compromesso» di un territorio lombardo che pure ha istituito più sistemi di controllo della media nazionale, con il 41% dei comuni («è ancora poco!») che hanno nominato il responsabile della prevenzione della corruzione contro una media nazionale che si assesta al 34%. E anche quando la magistratura ordinaria riesce a far condannare i responsabili, tra prescrizione e sconti di pena la sanzione è sempre più un’arma spuntata.

Ed allora l’azione della magistratura contabile diventaindispensabile perché può colpire i beni degli amministratori infedeli anche quando la giustizia penale non riesce ad intervenire. Ma per farlo è necessario che gli enti pubblici si attivino. «In 42 anni non ho mai visto gli amministratori di una società partecipata portati davanti al giudice» da coloro che li hanno nominati, gli fa eco il procuratore generale della Corte Salvatore Nottola, arrivato da Roma per partecipare alla cerimonia. «La Regione ha assunto nell’ultimo anno numerose iniziative per prevenire i fenomeni corruttivi e garantire la massima trasparenza», rivendica il governatore Roberto Maroni. «I controlli non funzionano, il sistema non è efficace» secondo il presidente della Corte Claudio Galtieri.

«Spesso il funzionario pubblico che ha commesso reati viene licenziato ma non vengono messi in moto quei meccanismi che possono aggredire il suo patrimonio, frutto dei reati» aggiunge Galtieri secondo il quale c’è una generale «sottovalutazione del fenomeno». La procura lombarda ha anche organizzato un «ufficio di monitoraggio» che segue le varie amministrazioni, quelle che devono attivarsi per recuperare le somme dai dipendenti infedeli condannati, ed interviene quando, come spesso accade, si muovono con ritardi ed inerzia. Nel «ripido cammino» contro le condotte che causano danni all’erario, nel 2013 la Procura lombarda ha avviato 2.347 vertenze (equivalenti alle inchieste penale) e ne ha archiviate 937, formulando 141 inviti a dedurre (sorta di informazione di garanzia) e 91 citazioni in giudizio. Il tutto per un danno ipotizzato pari a quasi 180 milioni di euro contro gli appena 11,6 dell’anno precedente.

Un dato molto significativo perché, anche se sottraessero i 118 milioni della sola inchiesta sulla acquisizione della azioni della Milano-Serravalle da parte della Provincia di Milano, ciò che resta rappresenterebbe comunque più di tre volte il risultato del 2012. Tra le varie vertenze, le 14 citazioni (per un totale 500 mila euro) di ex ed attuali consiglieri regionali (altre 8 arriveranno nelle prossime settimane) per i rimborsi spese. Solo uno ha chiuso il procedimento versando 40mila euro, anche se senza ammettere responsabilità. Per combattere con rigore i fenomeni corrutti, la strategia della procura da un paio di anni punta anche ai «protocolli d’intesa» con le procure ordinarie. Accordi sempre più diffusi che consentono lo scambio degli atti e delle informazioni in tempo reale. Caruso cita Papa Francesco: «Per i peccati esiste il perdono, per la corruzione no».

FONTE : http://goo.gl/rCZypn

26/02/2014