Dopo la sentenza d’appello di assoluzione “perché il fatto non sussiste”, il sindaco Cialente parla di Paese anestetizzato (forse volendo dire magistratura anestetizzata?, ndr). Noi di CosaPubblica non crediamo di essere vittime di anestesie culturali soltanto in questo Paese, anestesie che ci hanno provocato l’impossibilità di comprendere l’origine di questi mali e di questi lutti, e siamo certi di essere gravemente malati di corruzione politica e amministrativa. Se a L’Aquila è successo quell’enorme tragedia che poi si è ripetuta a Genova due anni fa e in questi giorni, e ancora nelle Marche, in Veneto, in Piemonte, in Emilia e non solo, la causa è sempre la corruzione. La corruzione corrode persino la mente di chi dovrebbe progettare un’opera pubblica con tutti i crismi della sicurezza, la corruzione corrode le vere risorse per affrontare una volta per tutte il famoso “dissesto idrogeologico” che ci attanaglia.
Se in questi decenni (e parlo già dagli anni ’50, anche se in minor parte) non si fosse rubato a tutto spiano nei comuni, nelle province, nelle regioni, nelle società partecipate, forse non ci troveremmo nella situazione di non avere soldi per affrontare le emergenze e soprattutto di morire. E questa volta di morire non solo di fame ma anche annegati o sotto una frana o sotto le macerie di una scuola.
È ora di dire basta e di affrontare il problema alla radice non quando è troppo tardi. Ovvio che non lo possono fare i cittadini da soli, o la magistratura quando già il reato si è consumato. Il cambiamento è a monte. Nella trasparenza totale di cosa succede. Se noi tutti potessimo cotrollare cosa accade ai nostri soldi (pubblici) e come davvero vengono impiegati per la nostra sicurezza, forse si abbasserebbe il livello di latrocinio. Certo, oggi è già una situazione di emergenza che viviamo perché di risorse da succhiare per i ladri ne sono rimaste poche, allora almeno ribelliamoci. Insieme ai parenti dei morti de L’Aquila tutti gli altri italiani devono unirsi nell’unico urlo di ribellione: Vergogna, basta a rubare!.
Laura Marinaro