L’Italia non è uno tra i paesi più accoglienti per fare imprese. L’ostacolo più grande che la volontà degli imprenditori deve affrontare è ovviamente la pressione fiscale. Troppo alta, a tal punto da rendere impossibile il contrasto alla crisi e al calo dei consumi. Subito dopo, in un’ipotetica classifica degli elementi negativi, viene la burocrazia.
Già, la burocrazia. Già il solo suono di questa parola richiama alla mente file interminabili, scartoffie di ogni tipo, permessi negati o concessi in colpevole ritardo. Sono proprio questi i due aggettivi a cui il senso comune – giustamente – associa la burocrazia: lentezza e pesantezza.
Queste due caratteristiche non causano solamente noie e perdite di tempo. Il danno è anche e soprattutto economico. Si parla, infatti, di 31 miliardi. E’ questo il denaro perso, complessivamente, dalle imprese italiane a causa del difficile rapporto tra il contribuente e la burocrazia. E’ la fotografia scattata dal Ministero della Pubblica Amministrazione. La maggiore quantità di risorse si perde soprattutto per comunicare ai vari enti le proprie attività, qualora questo – come nella maggior parte dei casi succede – sia reso obbligatorio dalle norme vigenti.
Scomponendo il dato generale dei 31 miliardi, si scopre che le aziende con un massimo di 249 dipendenti spendono 10 miliardi per l’area lavoro e previdenza, 2 miliardi per l’area privacy, 2 miliardi per le certificazioni legate alla tutela dell’ambiente, 1 miliardo e mezzo per la prevenzione incendi, 621 milioni per l’area paesaggio e beni culturali.
Il segreto sta nel tagliare gli oneri amministrativi. Ossia nel ridurre le azioni che l’imprenditore deve compiere quando si interfaccia con il fisco o con le altre istituzioni. Diodato Pirone, giornalista de Il Sole 24 Ore ed esperto delle materia, ritiene: “La riduzione degli oneri amministrativi costituisce una misura importante per stimolare l’economia europea, specialmente attraverso l’impatto sulle piccole e medie imprese”.
L’Europa ce lo chiede dal 2007. Peccato che l’Italia, in questo caso, non si è rivelata così ubbidiente come nel caso delle richieste sui bilanci (e relative tasse). Nello specifico, è stato chiesto al Governo di ridurre gli oneri del 25% – in relazione al denaro che disperdono.
La soluzione, forse, è portata di mano e a fornirla è addirittura il Governo Renzi. Se è vero che bisogna snellire il rapporto contribuente-fisco, allora è necessario seguire la via della semplificazione fiscale. E’ proprio quello che stanno facendo Renzi & co. Ovviamente, si dovrà verificare che alle parole si susseguano i fatti, ma è già qualcosa. In ballo c’è infatti il cosiddetto Sblocca Italia. Uno dei provvedimenti, per esempio, riguarda l’eliminazione dei documenti doppione, che fanno perdere molte ore di lavoro. In generale, poi, si stabilisce una riduzione del 20% degli oneri per le imprese. Lodevole anche la possibilità di accesso ai referti ospedalieri direttamente in cloud, da casa. Altrettanto positiva si rivelerà la decisione di creare un modello unico per tutte le tipologie di ristrutturazione della casa. Nella stessa scia, la dichiarazione di successione e la conseguente voltura catastale. Infine, va segnalata anche la dichiarazione dei redditi pre-compilata e spedita direttamente al contribuente (che dovrà solo integrarla con i dati che non sono in possesso dell’Agenzia delle Entrate”.
Giuseppe Briganti