“Chi è senza peccato scagli la prima pietra” è una delle citazioni più nobili del Vangelo. Afferma la caducità dell’uomo e la sua debolezza, ma richiama anche alla solidarietà e al perdono.
Quando però a pronunciarla è stato Bettino Craxi e suonata come una minaccia. Era il 3 luglio 1992 e il contesto non era proprio simile a quello che ha fatto da sfondo all’episodio della Maddalena.
Siamo in piena Tangentopoli. L’Italia attraversa sia dal punto di vista politico che economico uno dei passaggi più critici della sua storia. La Prima Repubblica è sul viale del tramonto, i partiti che hanno governato per cinquant’anni rischiano di essere spazzati via dall’inchiesta Mani Pulite. Sono in pochi a salvarsi, in tanti a finire in manette. La lista, aggiornata a quel giorno di luglio, prevede uomini della Democrazia Cristiana, del Partito Socialista, di altre formazioni minori e tanti imprenditori. Il motivo è sempre quello: corruzioni, tangenti. Insomma, finanziamenti illeciti ai partiti.
I partiti, già agonizzanti dopo solo tre mesi di indagini, cercano una via di fuga. Politica, possibilmente: sanno benissimo che dal punto di vista giudiziario le carte da giocare sono scarsissime.
Entra dunque in campo Bettino Craxi con un discorso che sarebbe rimasto negli annali. Il premier sceglie la via della trasparenza. Vuota il sacco, ma ne giustifica il contenuto. Rinuncia però al ruolo di agnello sacrificale e con un machiavellico colpo di mano mette tutti sulla stessa barca. Anche i naufraghi che già si erano lanciati in mare.
Dunque l’evangelico “chi è senza peccato scagli la prima pietra” si trasforma in un ricatto. “Non credo che ci sia nessuno in quest’Aula, responsabile politico di organizzazioni importanti, che possa alzarsi e pronunciare un giuramento in senso contrario (la fatto che il finanziamento illecito riguarda tutti) a quanto affermo: presto o tardi i fatti si incaricherebbero di dichiararlo spergiuro”.
Un chiaro segnale ai parlamentari. Si muore o si sopravvive assieme. A Craxi il merito – se c’è merito in questo – di non aver nascosto la testa sotto la sabbia, ma anche il demerito di aver utilizzato l’assise parlamentare per diluire le colpe del partito socialista nel fango del “mal comune mezzo gaudio”.
Il ricatto si arricchisce e, anzi, si palesa in tutta la sua brutalità quando afferma che tutti sanno e tutti sapevano, da sempre. Nel calderone, ci finiscono anche gli innocenti (o considerati tale), gli ex comunisti del Partito Democratico della Sinistra.
“Del resto, andando alla ricerca dei fatti, si è dimostrato e si dimostrerà che tante sorprese non sono in realtà mai state tali. Per esempio, nella materia tanto scottante dei finanziamenti dall’estero, sarebbe solo il caso di ripetere l’arcinoto ‘tutti sapevano e nessuno parlava’”.
Il messaggio è chiaro e può essere formulato così: “so e sono disposto a parlare. Se non mi sosterrete, lo farò”.
La chiusura è epocale, perché sancisce il momento – forse irripetibile – in cui una politica corrotto getta la maschera e si rivela per quello che è: una rete di corruttele.
“I partiti, specie quelli che contano su appartati grandi, medi o piccoli, giornali, attività propagandistiche, promozionali e associative, e con essi molte e varie strutture politiche operative, hanno ricorso e ricorrono all’uso di risorse aggiuntive in forma irregolare od illegale. Se gran parte di questa materia deve essere considerata materia puramente criminale, allora gran parte del sistema è un sistema criminale”.
Confessione e ricatto. Un’unica arma dal doppio taglio che, inevitabilmente, condotto la Prima Repubblica alla morte.