Una proposta di legge per tutelare ed eventualmente premiare chi segnala casi di abuso o corruzione all’interno degli enti pubblici. È quella che ha presentato un gruppo di parlamentari su suggerimento di Trasparency International, l’organizzazione che si occupa di studiare i fenomeni della corruzione Europea e Italiana e di lotta alla corruzione. La proposta è molto interessante perché si prevede la tutela di chi denuncia gli abusi o anche i presunti tali, quindi situazioni o casi che ancora non si sono trasformati in reati. La tutela dell’anonimato verrà normata, mentre verrà sanzionato il datore di lavoro che farà qualsiasi azione di ritorsione nei confronti del denunciante. Interessante in particolare l’articolo 15 che prevede un premio per chi denuncia: «All’autore di una segnalazione di reati o irregolarità che comportano un danno erariale e all’immagine della pubblica amministrazione è attribuita una somma di denaro, a titolo di premio, di importo compreso tra il 15 e il 30 per cento della somma recuperata a seguito della condanna definitiva della Corte dei conti, fermo restando che la somma di denaro spettante a titolo di premio non può essere superiore a 2 milioni di euro». Le segnalazioni verranno poi gestite da un ufficio che sarà indipendente dall’ente pubblico. Noi di Cosapubblica che facciamo della creazione del Vosint, Volountary Source Intelligence, il cavallo di battaglia della lotta alla corruzione, apprendiamo con interesse la notizia della proprosta di Legge di Trasparency International, tuttavia delle considerazioni sono d’obbligo. Prima di tutto a fondamento della proposta c’è la tutela di chi denuncia che è comunque sempre un dipendente della pubblica amministrazione o un consulente. Benissimo, ma perché non estendere la tutela al libero cittadino, o all’imprenditore che ha a che fare con le pubbliche forniture e che oggi – nel caso di denuncia – è automaticamente correo in un procedimento penale? Secondo, va bene l’ufficio che raccoglie e vaglia le segnalazioni, ma chi lo costituirà? Se sarà l’ente stesso non avrà senso perché comunque viziato di imparzialità e così se sarà un’authority dalla politica nominata. Secondo noi bisognerebbe puntare sul vero wistleblowing, quello informatico, di cui esiste una piattaforma utilizzata in moltissimi Paesi civili (Olanda, Usa, India) e che in Italia manca ma è fondamentale. Noi di Cosapubblica ci vogliamo provare e lanciamo a questo punto una sfida proprio a Trasparency e ai parlamentari che seguiranno l’iter di questa proposta di Legge.
10/02/2014