“Il TAR Campania ha accolto il mio ricorso: continuerò ad essere Sindaco di Salerno. Il presidente del TAR Campania, Salerno I Sezione, con decreto firmato in data odierna ha ufficialmente accolto la richiesta di sospensione cautelare, reintegrandomi nella funzione di Sindaco. In particolare, il provvedimento ha accolto l’istanza di sospensione con provvedimento urgente avanzata nel ricorso proposto dall’avvocato Antonio Brancaccio“.
Questo il post su Facebook con il quale Vincenzo De Luca ex sindaco di Salerno condannato a due anni di reclusione per abuso d’ufficio, ha comunicato la notizia del suo reintegro lo scorso 25 gennaio. Una notizia che non ha colto di sorpresa noi di Cosapubblica, soprattutto dopo il ritorno sullo scranno del sindaco di Napoli Giuseppe De Magistris che è stato un precedente fondamentale per dare adito alla decisione dei giudici amministrativi. De Luca condannato a due anni di reclusione e un anno di interdizione dai pubblici uffici in base alla Legge Severino, aveva presentato ricorso sulla costituzionalità della stessa legge e ha avuto ragione.
La vicenda per cui De Luca era stato condannato per abuso d’ufficio nasceva nel 2008, quando, da commissario delegato per la realizzazione di un impianto di trattamento finale dei rifiuti (decreto dell’allora premier Romano Prodi firmato il 16 gennaio di quell’anno), nominò project manager del progetto per il termovalorizzatore un componente del suo staff. La nomina era irregolare per mancanza di requisiti, con una richiesta di rinvio a giudizio per il sindaco e altre due persone ad aprile 2011.
Una vicenda che, oggi, non importa ricordare per quello che era (il 19 febbraio i giudici entreranno di nuovo nel merito, ndr) ma che a questo punto conta per decretare il fallimento di una legge che, per molti motivi, non ha raggiunto il suo obiettivo: fare la lotta alla corruzione. Innanzitutto nel caso di De Luca la sospensione dall’incarico di sindaco è stata immediata, come dice la Legge, ma ancora più immediata e veloce è stata la decisione del Tar. Urgenza, così l’hanno giustificata. Non possiamo criticare né l’avvocato di De Luca, né i giudici amministrativi, sepur veloci. Loro hanno usato uno strumento che altri – ovvero i parlamentari – hanno studiato e formulato e votato.
In questa riflessione è il senso della nullità di qualsiasi tentativo di lotta alla corruzione: se le leggi sono pro corruzione (e la Severino lo è per vari motivi non solo nel caso della incandidabilità e decadenza dagli incarichi da parte dei condannati), allora anche i magistrati che vorrebbero arginare il fenomeno non ce la fanno. Di certo questa Legge segna un De Profundis ancora oggi.
Laura Marinaro