I tempi del cambiamento e la calma piatta del nuovo che avanza

Chi comanda nel PD non molla l’osso, ormai con poca polpa, che difende a denti da tempo spuntati ma ancora stretti.Come hanno sempre fatto, i vecchi gerarchi, quando sentono puzza di bruciato e corrono il rischio di “andare sotto e bere”, in qualsiasi decisione a votazione, si fa per dire, democratica, hanno sempre usato truppe cammellate. Compagni con possibilità di azione politica e capacità di analisi poco sopra lo zero, gestiti al prezzo di un buon ruolo alla festa dell’Unità o di una alta carica nei quartieri, o un incarico assicurato ai seggi (fino a quando la testa lo consente), che partecipano alle assemblee statutarie o, a comando, vanno a fare un pisolino piuttosto che una partita a briscola. Così, quando le votazioni riguardavano ordini del giorno che mettevano a rischio le poltrone, si è sempre riuscito a truccare l’estrazione del numero legale, che nella sinistra storica (ma la vecchia DC non ha mai scherzato con i suoi pianisti) è sempre uscito molto poco. Come i numeri tardivi al lotto, quelli che escono ogni morte di papa. E ci vuole la mano di Dio. E così da sempre chi ha tentato la strada di qualsiasi cambiamento, o ha preteso candidature non gradite ai vertici, ha dovuto mettere regolarmente la coda fra le gambe. Sempre con determinazioni assunte molto democraticamente e a prova di ricorsi e obiezioni.

Anche ieri, come grida Renzi, è stato attuato l’ennesimo complotto. Bersani, Letta, Franceschini, ma l’elenco potrebbe andare avanti per molto, avrebbero trasmesso l’ordine di scuderia ai cammellieri di lasciare i cammelli nelle stalle.
E così i presenti avranno sicuramente assistito alla solita tristezza delle sale semivuote e dei molti compagni over over “anta”, assonnati e confusi, ma sempre pronti a svegliarsi al minimo comando della clac.
Comunque l’assemblea si dice abbia riservato applausi a Cuperlo, l’uomo nuovo che i sondaggi danno all’1% di gradimento, o poco più. Applausi che sono sempre più insipidi per l’assenza dei lavoratori che nel partito, e nell’Italia tutta, stanno diventando merce rara e scarsa.
E qui il nuovo che arriva?

Piero  Di Caterina

21/09/2013

 

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