Venerdì 27 marzo 2015, Istituto Amaldi-Sraffa, Orbassano, Auditorium, ore 9:15
Incontro con il magistrato Anna Maria Fiorillo e Saverio Masi caposcorta del p.m. Nino Di Matteo.
A tutti gli studenti delle classi V si offrirà l’occasione di conoscere e dialogare con due protagonisti non comuni del nostro presente che testimoniano, in contesti diversi, la difficoltà di operare secondo un’onesta etica conforme ai principi di giustizia a cui hanno giurato. Ciò avviene per il magistrato Anna Maria Fiorillo nel suo dovere di difendere il diritto dei minori e per il Maresciallo Saverio Masi nell’ambito della lotta contro la criminalità organizzata.
Programma
9.15 Accoglienza e presentazione degli ospiti, 9.30 Proiezione filmati, 10.00 Intervento di Saverio Masi, caposcorta del magistrato Nino Di Matteo (il magistrato più a rischio d’Italia, titolare dell’indagine sulla Trattativa Stato-mafia), Di seguito Anna Maria Fiorillo, magistrato, sostituto procuratore presso il Tribunale dei minori di Milano e Scoleri Francesca cofondatrice di CosaPubblica che parlerà di corruzione dentro la pubblica amministrazione e di come i cittadini, col proprio impegno, possano scalfire il sistema costruito dai corrotti per sottrarre più denaro pubblico possibile.
A seguire, dibattito con gli studenti. Si precisa che la Dott.ssa Fiorillo risponderà a qualunque tipo di domanda. Non è possibile rivolgere al M.llo Saverio Masi domande sulle vicende giudiziarie che lo riguardano. 12.00 Breve filmato di chiusura.
N.B. Per ragioni di opportunità e di sicurezza non sarà effettuato il primo intervallo (h.10.05 – 10.20).
Anna Maria Fiorillo
Magistrato, sostituto procuratore presso il Tribunale dei minori di Milano. Nella notte tra il 27-28 maggio 2010 era di turno quando la minorenne Karima el Mahroug, chiamata Ruby, viene portata alla Questura di Milano per essere identificata per un sospetto di furto.
Dopo una telefonata dell’allora Presidente del consiglio Silvio Berlusconi che la dichiara “nipote o parente del presidente egiziano Mubarak”, è affidata al consigliere regionale del PDL Nicole Minetti, venuta a prelevarla. Nel no-vembre 2010 il ministro dell’Interno Roberto Maroni riferisce in Senato che “furono rispettate tutte le procedure” e che la ragazza era stata rilasciata come disposto dal Magistrato. Ma la Dott.ssa Fiorillo smentisce pubblicamente il ministro (che la querela) dichiarando di non aver mai dato una disposizione simile. Per le sue dichiarazioni alla stampa, è stata sottoposta a procedimento disciplinare e condannata nel maggio 2013 dal CSM perché “colpevole di aver violato(…) il divieto per i sostituti procuratori della Repubblica di rilasciare dichiarazioni o fornire notizie agli organi di informazione circa l’attività giudiziaria dell’Ufficio”.
La Dott.ssa Fiorillo si è difesa sostenendo che le dichiarazioni rilasciate alla stampa avevano l’unico obiettivo di “ristabilire la verità” per non prestarsi a una ricostruzione falsa degli avvenimenti. Si è rivolta perciò alla Cassazione, che nel luglio 2014 ha annullato la condanna, sentenziando che il pm “aveva diritto di difendere il suo onore e quello della magistratura, perché non c’era altra strada per ristabilire la verità”. Con questa sentenza, la Dott.ssa Fiorillo ha creato un precedente giudiziario.
Saverio Masi (Si consiglia la visione del videoclip “Il coraggio della verità. Saverio Masi” di L. Caputo e J. Nicolaci su www.youtube.com).
Maresciallo dei Carabinieri del reparto investigativo per la ricerca dei latitanti, nel 2010 ha testimoniato nel processo a carico del generale dei Ros, Mario Mori, di essere stato ostacolato nel 2001 nella cattura del capo mafioso Bernardo Provenzano. Nel 2013 ha presentato denuncia ai suoi superiori riferendo cge nel corso degli anni gli avrebbero impedito di catturare anche Matteo Messina Denaro, l’attuale capo di Cosa nostra e latitante dal 1993.
Nello stesso 2013 il maresciallo è stato condannato, con pena sospesa, a 6 mesi di reclusione dalla Corte di Appello di Palermo per non aver pagato una multa di 106 euro presa mentre era in giro per servizio con una auto privata con targa non nota ai mafiosi. E’ stato ritenuto colpevole di falso nella sua nota giustificativa, seppur appurato che fosse in servizio. Rimosso senza alcuna spiegazione dal reparto investigativo, svolge il ruolo di capo-scorta di Nino Di Matteo, il magistrato più a rischio d’Italia.
Titolare dell’inchiesta Trattativa Stato – Mafia sui diversi livelli di responsabilità e complicità che furono all’origine della strage in cui perse la vita il giudice Paolo Borsellino (strage di via D’amelio, 19 luglio 1992) N. Di Matteo è destinatario di un ordine di morte da parte del boss Totò Riina.
Un carico di esplosivo sarebbe già pronto a Palermo. E’ recente la denuncia di alcuni ragazzini che avevano notato la presenza di alcuni cecchini nella prossimità di un circolo da tennis dove è solito recarsi il magistrato. Su ciò sta indagando la Procura di Caltanissetta.