Dati Dap:su 60mila detenuti,solo 46 per peculato 27 abuso ufficio
Roma, 20 feb. (TMNews) – Mentre la crisi economica spinge molti Stati occidentali a punire severamente i reati finanziari e il malaffare politico, “in Italia i più ricchi e potenti riescono quasi sempre a sfuggire alla condanna”. A documentarlo sono i dati del Dipartimento per l’amministrazione penitenziaria (aggiornati al novembre 2013), raccolti in esclusiva in un’ inchiesta che “l’Espresso” nel numero in edicola domani.
Sugli oltre 60 mila detenuti si contano soltanto 11 accusati per corruzione, 26 per concussione, 46 per peculato (cioè per furto di denaro pubblico), 27 per abuso d’ufficio aggravato. In Germania per reati economici finanziari vi sono in cella 8.600 detenuti. E a fronte a un’evasione stimata nel nostro Paese di 180 miliardi di euro all’anno, in cella per frode fiscale ci sono soltanto 168 persone e appena tre arrestati per reati societari o falso in bilancio.
La lunga inchiesta del’Espresso esamina le diverse cause di questa impunità. L’elemento fondamentale è la prescrizione. Oggi in Italia prima che un procedimento penale arrivi a sentenza definitiva servono in media 1802 giorni. Ma il reato di corruzione si prescrive 2737 giorni dopo la data in cui è stato commesso: in pratica, tutte tangenti pagate prima del giugno 2011, anche se venissero scoperte resterebbero senza condanne. E lo stesso accade con migliaia di inchieste per abuso d’ufficio, appropriazione indebita, frode fiscale, peculato.
Nel 2012 113 mila procedimenti sono stati cancellati dalla prescrizione, mentre nei tribunali si sono accumulati poco meno di 3 milioni e mezzo di fascicoli da smaltire. È un colossale colpo di spugna. Con una duplice beffa, le vittime restano senza giustizia e senza nemmeno risarcimenti. Come è accaduto ai pazienti sui quali medici corrotti di Padova e Torino avevano installato valvole cardiache di pessima qualità, obbligandoli a nuovi interventi per sostituirle.