Ha fatto scalpore, ma nemmeno tanto, l’ultimo rapporto pubblicato da Trasparency International, l’ente internazionale che si occupa di misurare la corruzione nel mondo. Il risultato per l’Italia è impietoso che più impietoso non si può. Siamo il paese più corrotto d’Europa. Bulgaria e Romania, cenerentole del Continente per decenni, ci hanno sorpassato. In verità non è il Bel Paese a essere peggiorato, piuttosto loro ad aver acquisito punti. Ma tant’è: gli italiani sono i più corrotti di tutti.
D’altronde, per quanto triste, il rapporto ben si abbina al clamore mediatico generato dai fatti di Roma. Proprio mentre l’Italia dichiarava al mondo intero che la propria apitale era dominata dalla mafia, dall’estero confermavano che il marcio ha raggiunto livelli insopportabili.
Fin qui, tutto chiaro. Quasi fisiologico. Eppure c’è qualcosa che non va. Un particolare fuori posto, nemmeno tanto piccolo. Anzi, così importante da far crollare alcune certezze come, appunto, il primato dell’Italia in fatto di corruzione.
La verità, se la vogliamo vedere da un punto di vista forse più oggettivo, è che l’Italia non è il paese più corrotto d’Europa. O meglio, potrebbe esserlo, ma a dimostrarlo non è il rapporto di Trasparency International. Viziato da una metodologia che non può avere alcun riscontro specifico, offre un ritratto parziale, millantando una completezza che non gli appartiene. Cosa c’è di sbagliato? Semplicemente, la classifica è – per stessa ammissioni di chi l’ha compilata – estremamente soggettiva. Non c’è nessun dato incontrovertibile dietro. Solo opinioni. Il problema è che, a questo punto, è necessario capire chi ha pronunciato queste opinioni e su quali basi, anche perché basta cambiare il pulpito per cambiare il giudizio. E visto che di mezzo c’è la reputazione di un paese, non si tratta di qualcosa da prendere alla leggera.
L’indagine di Trasparency International non ha studiato il livello di corruzione nei vari paesi, ma il livello di corruzione percepita dalla popolazione. In questo modo, ad entrare in gioco sono altre dinamiche che poco c’entrano con la legalità.
Una dinamica che sicuramente ha sporcato il risultato finale è rappresentata dal grado di autostima delle varie popolazioni interpellate. Gli statunitensi sono patriottici per definizioni, e dunque orgogliosissimi di appartenere agli Stati Uniti, come avrebbero mai potuto affermare che il loro è un paese corrotto? Discorso opposto per gli italiani. A noi piace lamentarci, fare i pessimisti. Questo è praticamente un dato di fatto. Prendiamo la sanità: a livello di welfare, la sanità italiana è tra le migliori in Italia, eppure il 67% dei cittadini del Bel Paese si dice insoddisfatto. La verità è che per capire quale paese sia più corrotto di un altro occorre rivolgere lo sguardo altrove. C’è un interessante studio, certo non esteso ma impeccabile dal punto di vista della metodologia: quello di Friedrich Schneider, professore all’Università di Linz.
La sorpresa è grande: la Germania, almeno in termini assoluti, è il paese più corrotto d’Europa: 280 miliardi è il denaro che ogni anno va a finire nelle tangenti. In Italia siamo fermi a 350. Eppure, le condanne tedesche non superano le due centinaia all’anno, mentre quelle italiane sono quasi 800. Quindi, nemmeno dal punto di vista della lotta alla corruzione i tedeschi sono migliori di noi. A giudicare da questi numeri, sembra addirittura che non sappiano nemmeno di avere così tanta corruzione in casa. E la beffa è che proprio questa mancanza con tutta probabilità ha spinto in alto la Germania nella classifica di Trasparence International.
Giuseppe Briganti