L’ARMA LETALE E LE MILLE SFUMATURE DI GRIGIO DELLA POLITICA ITALIANA
Si continua a vivere il grande sonno della democrazia nel tempo della show politica. La politica del cinematografo che da vent’anni ci costringono a buttare giù. In cui non conta quello che fanno, i politici, ma solo quello che dicono usando la grancassa dei media, di cui hanno più o meno la totale disponibilità. A quello che si dice, poi, si aggiunge quello che si fa vedere nelle migliaia di comparsate organizzate, ormai, in modo sconclusionato e ad un livello indegno di un’azione che possa definirsi informazione.
Si condanna la democrazia ad una realtà di regressione, stoppando qualsiasi possibilità di critica ai governanti su fatti concreti, escludendo i cittadini da qualsiasi possibilità di confronto sul nascere. E quando si giunge ad un minimo di discussione in cui emerge il disvalore di chi ci amministra, attaccano con la nauseante giaculatoria che ricorda, spudoratamente, che chi ci governa lo abbiamo scelto noi. Ci ricordano che l’urna è la volontà del popolo. Balle! Da tempo scelgono loro i candidati, i pochi che hanno in mano il pallino di una macchina elettorale anticostituzionale e assolutamente non influenzabile, e tanto meno controllabile dal popolo.
Ma anche se il cittadino avesse la possibilità di accedere alle candidature nelle elezioni, lo sviluppo democratico di un Paese non può essere garantito solo dal momento elettorale. Anche se la legge elettorale fosse rispondente alla norma costituzionale e corretta. La democrazia non è soltanto nelle elezioni. E’ soprattutto una questione di valori, e primo fra tutti quello della partecipazione. Una partecipazione da molto tempo totalmente negata. Perchè la partecipazione non può esistere senza una garanzia di trasparenza, altrimenti è gioco a mosca cieca.
Ed è proprio da qui che la battaglia civile per una democrazia reale deve ripartire, proprio dalla trasparenza. Perché senza trasparenza non si può capire nulla della vita pubblica che, vissuta al buio, diventa melmosa, pelosa, di un colore sfumato, ambiguo, opaco, grigio. Non esiste più la differenza fra il bianco e il nero. Fra il rosso e il verde. Chi vuole distinguere è condannato al daltonismo. Più si sforza e più rincoglionisce, costretto ad allontanarsi dalla partecipazione politica, precipitato in una condizione di indifferenza, apatia verso la socialità pubblica.
Poi, per sopravvivere nel clima di incertezze, gli apatisti si autoconvingono, indotti dai custodi del tempio, che per essere buoni cittadini basta esercitare il virtuosismo individuale. “Comincia a comportarti bene tu, a fare il tuo dovere, vedrai che cambierà. Prima o poi.” Certo, cambierà per te, cittadino. Diventerai sempre più povero ed escluso, mentre loro, i politici corrotti, continuando ad abusare e rubare ricchezza di tutti, azzopperanno sempre più la democrazia e sbiadiranno il futuro. Chi cade nel tranello sarà ancora più isolato e rinuncerà a pretendere l’unica arma letale che gli spetta di diritto per combattere la democrazia dei corrotti: il controllo.
Ma il controllo è una questione di verifica, di accesso agli atti, ai documenti, ai contratti che il Pubblico fa nell’esercizio delle sue funzioni. Il controllo è una questione di numeri. Sono solo i numeri, oltre al flusso dei soldi, che possono metterci sulla strada della conoscenza. Conoscendo, poi, si potrà analizzare e costruire una posizione critica. Ma attenzione! Non numeri al lotto, molte volte truccati, come avviene nell’informazione di oggi. Bensì numeri verificabili su documenti ufficiali corredati da necessarie veline. Documentazione completa. Senza conoscere i numeri non si va da nessuna parte democraticamente e pacificamente. Si tira avanti nelle frustrazioni fino a quando gli abusi potranno essere sopportati. Poi, quando sarà superato ogni limite di sopportazione, il rischio sarà la violenza e lo sgretolamento sociale. Come accadde a noi al tempo di guerra, nel secolo scorso, e come sta succedendo ora a molti nostri vicini.
Se dovesse accadere sarebbe un nuovo dramma, una nuova tragedia epocale. Ognuno di noi ha il dovere di allontanare questo spettro. Cominciando con il pretendere condizioni di trasparenza utili a trasformare il governo del Paese in una casa di vetro in cui i cittadini possano sapere tutto della loro cosa pubblica. E premiare o sanzionare gli Amministratori responsabili.
E solo in queste condizioni potranno essere ritenuti informati e chiamati alle loro responsabilità per quello che depositeranno nell’urna, i cittadini. Oggi l’unica responsabilità gravissima che il popolo ha è che non si ribella per la mancanza della vitale trasparenza, accettando con pusillanimità le giustificazioni di fantasia di una classe politica, e dei suoi boiardi. Scuse puerili utili alla sua esclusione dalle doverose azioni di controllo sulla vita pubblica, raffazzonate utilizzando la menzogna e invocando astruse necessità alla segretezza per la tutela di informazioni e fatti sensibili.
Piero Di Caterina/CosaPubblica 31 Agosto 2013