Nella mappa delle otto Italie dell’evasione fiscale, derivata da uno studio dell’Agenzia delle Entrate, emergono verità che gli italiani di buon senso già conoscono da una vita.
Primo: nelle zone dove gli squilibri socio economici sono inferiori, l’adempimento spontaneo verso il Fisco è maggiore. Si tratta di quelle regioni dove l’impoverimento strutturale e il degrado ambientale risulta meno grave e dove la criminalità si è spostata dal fronte militare al noto crimine dei colletti bianchi.
Secondo: sarebbe interessante tracciare un confronto tra le caratteristiche della corruzione con quelle dell’evasione fiscale. Forse emergerebbe che nei luoghi a massimo rischio sia sociale, che fiscale, si pratichi in maniera marcata ancora la corruzione periferica, quella dei cittadini che devono sopravvivere e sono costretti a quell’evasione fiscale sottolineata poco tempo fa da Fassina “il chi?”. Le terre dei disperati dove si vive perennemente in mezzo all’immondizia, dove si beve acqua avvelenata e dove anche per ottenere un atto dovuto all’Amministrazione, devi mettere mano al portafogli. Poi, è ovvio che devi recuperare arrangiandoti anche col nero. E l’arte dell’arrangiarsi diventa indispensabile anche a causa delle complicazioni e delle difficoltà di accedere ad un Fisco equo e comprensibile.
La giungla delle migliaia di Leggi, Leggine e regolamenti è talmente intricata che il cittadino disperato, pur di limitare le torture, accetta di pagare la stecca persino all’esattore. La vita è ovviamente più facile nelle aree verdi del Centro Nord dove la ricchezza, fino a quando durerà, riuscirà a mantenere bassa pericolosità sociale e fiscale. Sebbene all’interno di questa macroarea, ci siano sacche di alta pericolosità fiscale, ovvero le aree metropolitane. È qui che si realizzano le stesse situazioni criminali delle zone a rischio totale. In queste zone, tracciando un parallelo con i crimini di corruzione, emergerebbe che è diminuita fortemente la corruzione periferica, mentre si è incredibilmente rafforzata negli ultimi decenni la corruzione centrale ad alto livello, finalizzata a realizzare grosse riserve finanziarie utili a catturare il controllo del potere politico e della funzione pubblica. Insomma, corruzione di alto livello e grande evasione vanno a braccetto. Si evade di meno e si ruba di più in modo “politicamente corretto” dove le condizioni socio economiche sono migliori, si evade per sopravvivere e si compiono crimini violenti nelle zone più sofferenti.
Comunque sia, la cosa più interessante che potrebbe essere attuata non dovrebbe limitarsi all’analisi dell’intensità del fenomeno di evasione, ma dovrebbe andare anche a studiare il comportamento dell’Agenzia dell’Entrate e delle Commissioni Tributarie. Forse emergerebbe l’altissimo tasso di inciviltà e ingiustizia che alberga nei luoghi in cui si dovrebbe combattere l’evasione e si potrebbe indicare – se mai ce ne fosse bisogno – l’inefficienza dei sistemi di controllo. C’è chi può evadere tutta la vita con un bassissimo rischio di essere controllato, e chi, invece, inciampando in un controllo, anche se si è venuto a trovare in situazioni di scorrettezza per incapacità di orientarsi nel sistema fiscale complicatissimo, viene massacrato comunque da una Giustizia Tributaria spesso inefficiente e corrotta.
08/04/2014