Mafia e corruzione sono due facce della stessa medaglia. Ne è convinto il sostituto procuratore Nino di Matteo, che qualche giorno fa ha partecipato all’incontro “Mafia, economia, corruzione”, tenutosi al Polo Didattico “Gravina” del dipartimento di Scienze Politiche e Sociali dell’Università di Catania. Un’occasione per fare il punto sui legami tra organizzazioni mafiose, economia e istituzioni.
La forza e la pericolosità dei legami è dimostrata da un fatto: la mafia, soprattutto quella siciliana, esercita il suo potere da centinaia di anni e lo Stato non è ancora riuscita a sconfiggere o non ha – a più livelli – espresso la volontà di farlo. L’intrusione negli affari economici e pubblici è da sempre una strategia delle organizzazioni mafiose e uno dei principali punti di forza. Nino Di Matteo constata con amarezza: “La mafia ha storicamente sempre avvertito, perché lo ha nel suo dna, la necessità di condizionare e controllare le attività della politica, della pubblica amministrazione, di infiltrarsi e impadronirsi dell’economia legale”.
In virtù di questo, gli approcci utilizzati fino a questo momento non sono sufficienti. Approcci, specifica il sostituto procuratore, che mirano a colpire la faccia più esposta della mafia, ma non quella più importante: “Non possiamo accettare che la lotta alla criminalità organizzata si esaurisca nella repressione dell’aspetto militare delle organizzazioni criminali mafiose, non possiamo accettare che la repressione delle organizzazioni mafiose e del metodo mafioso, si limiti alla giusta e severa repressione dei delitti tipici, come estorsioni, traffico di stupefacenti, omicidi e stragi. La mafia non è solo quella che spara, ma anche quella che ordina di sparare”.
Un approccio efficace sarebbe colpire il punto in cui i legami tra mafia, economia e istituzione si realizzano: i processi corruttivi. L’Italia è un paese più corrotto degli altri anche perché la legislazione in merito è molto leggera, almeno nei suoi risvolti penali. Non è un caso che la stragrande maggioranza dei condannati per corruzione non abbia mai visto il carcere.
Le notizie che riguardo a questo tema giungono dal mondo politico non sono incoraggianti, almeno secondo Nino Di Matteo, che ha accolto con scetticismo l’ultimo ddl anti-corruzione. “Non conosco il disegno di legge anticorruzione nei particolari quindi non do giudizi, ma le linee di fondo che auspico sono quelle che ho detto e spero che non si tratti di riforme che non incidono in maniera veramente efficace e che non si rivelino soltanto un palliativo rispetto al male” ha dichiarato a margine della presentazione del suo ultimo libro, “Collusi”.
Giuseppe Briganti