Licenziato il nuovo ddl sulla semplificazione della giustizia da parte del Consiglio dei Ministri, è già polemica.
Il provvedimento prevede che possa scattare l’archiviazione “per tenuità del fatto” per tutti i reati sanzionati con una pena detentiva non superiore nel massimo a cinque anni o con una sanzione pecuniaria. Compresi alcuni reati contro il patrimonio: furto semplice, danneggiamento, truffa, ma anche violenza privata o minaccia per costringere a commettere un reato. È previsto che l’archiviazione possa scattare in qualsiasi fase del procedimento, ma la quota maggiore è attesa in fase di indagini preliminari, con un alleggerimento del carico giudiziario. Dopo l’istanza del pm, ci sono 10 giorni per fare opposizione e decide il gip. È sempre possibile la richiesta di risarcimento danni.
Mentre il Governo difende la scelta come una “volontà di velocizzazione della macchina della giustizia anche penale”, l’opposizione insorge e non solo.
Matteo Salvini, leader della Lega Nord su Facebook attacca: “Il governo Renzi ha DEPENALIZZATO alcuni reati “lievi”, per cui niente GALERA per furto, danneggiamento, truffa e violenza privata. Con la sinistra al potere, l’Italia diventa il PARADISO dei DELINQUENTI“.
Il punto, potremmo commentare noi di Cosapubblica, non è tanto che sia stata la sinistra o chi per essa a decidere questo ulteriore “ammorbidimento” delle pene, peraltro già poco certe in Italia, ma che esso possa includere reati contro il patrimonio che spesso sono praticati da pubblici ufficiali corrotti. In realtà, grazie alla famigerata Legge Severino, anche l’imprenditore che denuncia la corruzione diventa correo e rischia condanne fino a 3 anni. E anche la corruzione viene punita spesso con meno di cinque anni. Ci chiediamo allora: anche questo reato che perpetrato sistematicamente in Italia da ventanni ci ha distrutto, rientra nelle pene di tenue entità da “graziare” in nome della semplificazione e della velocizzazione della Giustizia? Questa è una domanda che spero possa trovare presto una risposta certa. Visto che nel sistema giudiziario italiano di certezza della pena, spesso per reati anche gravissimi, non ce n’è molta.