Cittadini e magistrati dovrebbero unirsi e civilmente far capire alla politica che non si può combattere la corruzione se a fare le leggi che si applicano sono i ladri.
Il premier Matteo Renzi che ultimamente spopola in tv e in radio con proclami di ogni genere questa volta ha attaccato direttamente l’Associazione Nazionale Magistrati. Insomma in questi giorni si sta consumando una sorta di tenzone tra due poteri dello Stato che, in realtà, dovrebbero viaggiare a braccetto soprattutto nella lotta alla corruzione.
Il tema è proprio il nuovo Ddl sdoganato dal Governo che il parlamento si appresta a discutere.
«Quanto alla corruzione, i toni di indignazione che la politica intera ha levato all’esplodere dell’ennesimo gravissimo scandalo stridono con la debolezza delle annunciate proposte governative, aumento della pena e limiti al patteggiamento – ha ammonito Sabelli il presidente dell’Anm – Proposte che rischierebbero di scoraggiare ogni collaborazione e rendere ancor più saldo quel patto che lega corrotti e corruttori nell’omertà di un accordo fondato sulla comune convenienza».
Premesso che CosaPubblica plaude alla presa di posizione “politica” delle toghe che – da quando si è tornati a parlare di corruzione – stanno pian piano scendendo in mezzo alla gente a cercare di spiegare come funzioni il fenomeno e come arginarlo, ma non come prevenirlo, chiediamo più determinazione nel denunciare le carenze della politica proprio nella prevenzione.
Sta di fatto che Renzi non ha incassato “l’affronto” e ha reagito. «Scrivano le sentenze, non comunicati stampa. In Italia non sono tutti ladri. Se uno ha rubato, deve pagare e, se è dirigente pubblico, non deve più avere a che fare con la cosa pubblica», ha detto il Matteo nazionale.
Noi crediamo che quello che ha detto il premier sia vero solo in parte. Prima di tutto i magistrati non devono solo scrivere sentenze, ma fare le indagini e magari anche trovare i modi di incentivare chi denuncia l’abuso di funzione pubblica prima che si consumi la corruzione vera e propria; ed è giusto che – come accade con la mafia da anni – i magistrati vadano nelle scuole, nelle piazze e dovunque tra i cittadini a parlare di come prevenire la corruzione e di quali possono essere i sistemi di smascherarla prima che avvenga!
Terzo: i magistrati non possono lavorare se la politica che fa le leggi non offre gli strumenti giusti per combattere i fenomeni di corruzione, concussione e simili. Le leggi le fanno i politici e spesso i politici corrotti interessati a non fare la lotta alla corruzione. Era solo questo che i magistrati volevano dire. Solo questo.
Renzi deve capire, se lui vuole davvero cambiare il paese, che deve stringere un patto forte con la magistratura e con gli italiani onesti. Che sono la maggior parte. Infatti in questo siamo d’accordo con lui: in Italia non tutti rubano. Anzi, noi aggiungiamo, che a rubare sono in pochi ma enormi quantità di denaro pubblico.
Renzi caro, le consigliamo di prendere in considerazione alcuni suggerimenti per la vera lotta alla corruzione che verranno da alcuni parlamentari onesti, ma soprattutto dai magistrati come Raffaele Cantone che è stato messo proprio da lei a presiedere l’Autorità Nazionale Anti corruzione e che sta cercando di lavorare. Tra i suggerimenti, ad esempio, quello di dare delle premialità ai cittadini onesti che denunciano anche anonimamente. Così, caro Renzi, saremo al passo non solo con l’Europa ma con i Paesi dove la lotta alla corruzione la fanno davvero.
Laura Marinaro