Stando alla nuova Legge Anticorruzione (la c.d “Severino”) ogni comune deve avere al suo interno un Responsabile della prevenzione della corruzione, individuato dall’organo di indirizzo politico tra i dirigenti di ruolo di prima fascia. Il Responsabile è chiamato a svolgere diversi compiti, tra i quali la predisposizione del piano annuale anticorruzione, la cui approvazione spetta all’organo politico, la selezione del personale operante in settori particolarmente esposti a rischi di corruzione da inserire in percorsi formativi sulla materia, nonché l’individuazione delle modalità di formazione e del loro finanziamento fermo restando l’obbligo di non introdurre nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica
Il responsabile anticorruzione deve, dunque, preliminarmente e con il supporto dei vertici amministrativi, determinare quali possono essere i settori dell’amministrazione maggiormente esposti a rischi di corruzione. Il personale addetto a tali settori deve essere formato allo scopo non solo di acquisire una particolare sensibilità al tema dell’integrità, ma anche per poter distinguere e riconoscere tentativi corruttivi. Non si deve, infatti, dimenticare che il reato di corruzione prevede l’accordo illecito tra il corruttore ed il corrotto; pertanto, per la prevenzione, sono fondamentali la formazione e la sensibilizzazione dei dipendenti.
È evidente che il responsabile anticorruzione, non disponendo di risorse finanziarie ad hoc, né di poteri di indagine e di polizia nei confronti dell’intero corpo dei dipendenti dell’amministrazione di appartenenza, può solamente esercitare azioni di regolazione, sensibilizzazione e formazione. L’esito positivo in termini di efficacia di tali azioni dipenderà non tanto dall’incisività delle azioni poste dal responsabile anticorruzione, quanto dalla apertura e dalla disponibilità dei dipendenti ad essere “sensibilizzati” alla cultura dell’integrità e della trasparenza.
In terzo luogo implementa gli strumenti di pianificazione dell’azione amministrativa, aggiungendo ai numerosi piani che le pubbliche amministrazioni sono tenute ad approvare anche il Piano triennale anticorruzione dell’amministrazione nel rispetto del Piano anticorruzione nazionale approvato annualmente dall’Autorità nazionale anticorruzione e proposto dal Dipartimento della Funzione Pubblica.
Questa la norma. A parte il fatto – verificato – che i Comuni che si sono dotati del Responsabile Anticorruzione sono la minor parte, perlomeno in provincia di Milano, ci sono da rilevare delle falle in questo sistema.
Prima di tutto stando alla legge il responsabile si deve concentrare sui dipendenti e non sui politici. Secondo, nella norma c’è un inganno lessicale di fondo: si escludono dalla corruzione i fatti che rientrano in concussione, abuso in atti d’ufficio e manipolazione della funzione pubblica. Si cerca di far credere che è dal cittadino corruttore che bisogna difendersi, mentre la fonte del malaffare sta soprattutto nel pubblico ufficiale infedele e nel politico che chiede, che diventa concussore usando la violenza dell’arma della negazione del procedimento amministrativo dovuto o demandato alla discrezionalità che viene trasformata in arbitrio. Spesso è così e a confermarlo sono i dati dell’eccessiva spesa pubblica rispetto al servizio e della povertà delle casse pubbliche derubate.
Terzo: se nella maggior parte dei casi è il Segretario Generale e questo è nominato da sindaco, è molto difficile che sia “terzo” al meccanismo della macchina amministrativa e politica. Il Responsabile dovrebbe essere infatti nominato dall’Autorità Nazionale Anticorruzione tra una rosa di esperti in materia assolutamente terzi all’apparato dello Stato. Quindi non dipendenti pubblici. Dovrebbe poi avere la possibilità di esaminare gli appalti e agli atti amministrativi non uno alla volta, ma nella loro totalità. Gli atti sappiamo che sono sempre perfetti e non ricorribili al tar, ma è in altri meccanismi che si annida la corruzione. Se un’impresa è presente in più di un appalto bisogna chiedersi perché e se ribassa l’offerta eccessivamente e poi prende l’appalto non è “corretto”. Non solo. Il Responsabile deve poter denunciare all’Autorità Giudiziaria le irregolarità riscontrate con una corsia preferenziale ed essendo, senza timore di subire ritorsioni. Se il segretario generale fosse come in passato nominato dal Prefetto potrebbe essere la figura migliore, ma non essendo oggi così non c’è certezza della sua buona fede.
Laura Marinaro