“E’ il provvedimento più anti-ambientalista della storia della Repubblica”. E’ l’allarme lanciato da Vittorio Cogliati Dezza. Sul banco degli imputati, il decreto Sblocca Italia, sbandierato dal Governo come il volano della crescita che il Paese aspetta da tanto tempo.
Non solo Legge di Stabilità, dunque. L’esecutivo sta raccogliendo pareri sfavorevoli anche su questo fronte. La maggior parte delle critiche è giunta in occasione del sit-in, alla quale hanno partecipato varie associazioni ambientaliste (Wwf, Legambiente, GreenPeace), tenutosi di fronte alla Camera dei Deputati qualche giorno fa e organizzato proprio per manifestare il dissenso circa lo Sblocca Italia.
Cosa contiene il decreto di così preoccupante? L’elenco delle “cose che non vanno” è troppo lungo, almeno secondo Cogliati Dezza, che comunque ha dichiarato: “Questo provvedimento dice sì alle trivellazioni, alla deregulation per il consumo del suolo, al ritorno del modello Bertolaso. Tanto petrolio e facili concessioni per Autostrade, così si favoriscono le lobby non si pensa al futuro del Paese”.
E’ il Corriere della Sera a spiegare le conseguenze dello Sblocca Italia, pur non condividendo i toni negativi delle società ambientalista. Molto semplicemente, il Governo ha snellito l’iter burocratico per l’apertura dei pozzi petroliferi. Le concessioni saranno realizzate più agilmente, così come le autorizzazioni.
L’esecutivo prevede il raddoppio della produzione di petrolio entro pochi anni. Per quanto riguarda le entrate, si parla di un miliardo e mezzo solo di royalty e tasse. Questo è il lato positivo, o per lo meno neutro. Pessime notizie ce ne sono, eccome. Innanzitutto, la foga di liberalizzare – sempre secondo le opposizioni – ha spostato l’attenzione lontano dalla questione sicurezza.
L’accento sulla deregulation potrebbe costare caro in termini di sostenibilità ambientale. Senza contare che, con queste scelte, il Governo ha impostato un orientamento preciso in termini di autosufficienza energetica. Lo strumento per raggiungere questo obiettivo non è l’implementazione delle rinnovabili, ma lo sfruttamento delle fonti tradizionali, quindi dannose per definizione. La parte peggiore riguarda le lobby. Sempre a casa della deregolamentazione e della facilità con cui verranno offerte le concessioni, i grandi gruppi di pressione potranno fare il bello e il cattivo tempo. Un po’ come accadrà sul fronte dei trasporti (l’allarme in questo caso è di Bankitalia, leggi questo articolo per saperne di più).
La rivelazione più preoccupante è giunta da una senatrice del Movimento Cinque Stelle, Vilma Moronese, che non ha esitato a divulgare ciò che ha scoperto. Lo ha fatto dal suo profilo Facebook. Emerge un particolare inquietante: le lobby verranno favorite e aiutate a spese della collettività. Si tratta, per fortuna, solo di una possibilità: deve essere ancora approvato l’emendamento che concretizzerebbe questa prospettiva.
“E’ arrivato un emendamento per far in modo che gli idrocarburi, ovvero il petrolio che Renzi vuole estrarre devastando le nostre coste, possa essere scortato dall’esercito durante il suo trasporto! In sostanza le lobby che guidano il PD vogliono assicurarsi anche la copertura militare a spese nostre per i loro affari”. Queste poche righe concitate campeggiano ancora nella bacheca del suo account Fb.
Giudizio, quello della senatrice, di segno radicalmente opposto a quello delle multinazionali. In prima fila, a plaudire lo Sblocca Italia, c’è l’irlandese Petroceltic. “L’Italia allineerà le regole agli standard europei e ridurrà i tempi di autorizzazione. vede un potenziale di occupazione, crescita, sicurezza energetica e vuole incoraggiare gli investimenti. Petroceltic apprezza e svilupperà il portfolio italiano”.
Giuseppe Briganti