“Ero la mucca da mungere, ma non solo io. Tutti gli imprenditori a Sesto erano sotto scacco e se non pagavano non potevano lavorare, non potevano fare nulla”. Giuseppe Pasini, 82 anni, veneto d’origine e sestese d’adozione, ieri nell’aula del Tribunale di Monza dove si sta svolgendo il processo al “Sistema Sesto“, in cui è imputato di corruzione, ha ribadito che il Sistema esisteva eccome ,e che erano i politici gli artefici principali dello stesso.
A dire il vero Pasini, che aveva raccontato come Filippo Penati prima e Giorgio Oldrini poi (entrambi sindaci di Sesto San Giovanni) lo avessero convinto ad acquistare le Aree Falck, a ristrutturare il Palaghiaccio e, complessivamente, a realizzare delle opere importanti per l’area urbana: “Io mi sono innamorato di Sesto e volevo solo dare il meglio per questa città” – ha detto in aula – “ho preso le Aree Falck perché avevo un progetto meraviglioso per esse e alla fine ci ho perso tantissimi soldi, ma loro non hanno voluto più che lavorassi, mi hanno tarpato le ali”.
Pasini ha poi confermato che i soldi inizialmente della maxi tangente sulle Falck servivano a Penati e soprattutto al partito, ma che anche dopo, con Oldrini, la solfa non era cambiata. “Se Di Caterina che aveva finanziato il partito per anni voleva indietro i soldi loro (i politici di sinistra di allora) trovavano il Pasini di turno che foraggiava e gli dava quei soldi… sempre nella speranza di lavorare e di poter fare quello che alla fine era di diritto, niente di più”. Era un fiume in piena Pasini, tuttavia l’impressione che ne abbiamo tratto è che abbia detto e non detto, e che abbia omesso alcuni aspetti volutamente (“dei soldi che ho dato non dirò tutto”, ha ammesso al giudice e da imputato, ovviamente, è un suo diritto), abbia evitato di rispondere alla semplice domanda che il pm non ha fatto in realtà. Ovvero: “Perchè non volevano più farla lavorare?“.
La spiegazione ideologica e politica (Pasini era stato candidato sindaco di centro destra contro Oldrini che aveva vinto) non regge, o perlomeno, per noi non regge. Non è che per caso a Pasini veniva bloccato tutto con i fin troppo consueti aspetti burocratici, posti dinanzi all’imprenditore che richiede permessi e autorizzazioni, soltanto perché non pagava più? Perché non era più affidabile dopo il crack determinato dalle Aree Falck? La risposta ce la da lui stesso tra le righe: “Avevo un terreno in via Po che era solo produttivo, insomma non ci si poteva costruire il residenziale, o perlomeno io non potevo. Dopo qualche anno l’ho venduto e Caltagirone ci ha fatto dei palazzoni….spiegatemi perché”.
Insomma l’impressione è che, al di là del risvolto folkloristico di un imprenditore allo stremo delle forze che in aula si commuove e piange perché il Sistema gli ha succhiato tutto il patrimonio che aveva da parte e l’ha ridotto all’osso, l’elemento fondamentale sia rappresentato da un dato: a Sesto (e in molte città italiane, come purtroppo abbiamo visto) non erano gli imprenditori ad alzarsi al mattino e decidere chi pagare per ottenere favori (o il dovuto) ma erano i dirigenti, i politici, i funzionari pubblici infedeli a chiedere.
Insomma come quasi sempre la concussione la fa da padrona, ma senza quella costrizione con le armi che si immagina…perché il crimine dei colletti bianchi non usa la pistola.
Laura Marinaro