Nella lotta alla corruzione non bastano petizioni, firme o urla. Tutto fa. Ma i politici corrotti se ne fregano perché sanno benissimo che la Magistratura, per diretta ammissione dei Magistrati inquirenti, non ce la fa a combatterli. I politici che hanno in mano il racket della predazione di soldi pubblici continuano a fare colpi, perché sanno che uno sarà preso e cento la faranno franca. E quelli che saranno acchiappati col sorcio in bocca continueranno a essere protetti da chi resta al potere.
Per acchiappare i ladri dei nostri soldi occorre spiegare a cittadini che vogliono difendere la ricchezza pubblica che è importante capire come rubano. Stanare il politico corrotto fin da quando commette l’abuso. Negli appalti una delle tecniche consiste nel praticare una strategia di dumping, cioè una concorrenza sleale per mettere i concorrenti fuori mercato. Si favorisce il complice anche per acquisire una posizione dominante. O per proteggerne una già consolidata.
Poi, una volta stroncati i concorrenti, torneranno ad aumentare i prezzi fino a livelli da ladri. Gioco che riesce anche ai più dilettanti per l’assenza di qualsiasi controllo.
Questo succede soprattutto a favore delle aziende pubbliche, vero pozzo nero dell’economia statale, con la complicità di politici e boiardi in malafede, grazie a una tradizione di intervento a tutela di questi brocchi nazionali.
A questo si somma l’azione di movimenti di opinione organizzati da incapaci o da fiancheggiatori del potere corrotto che, con un’impostazione continuamente riproposta dell'<eccezione del servizio pubblico>, pretendono garanzie di maggior efficienza e sicurezza a favore del cittadino. Nascondendosi dietro al farlocco paravento dell’idea che i servizi legati ai bisogni primari dei cittadini non devono essere considerati alla stregua di qualsiasi altra merce. Sapendo bene che queste sicurezze si possono e si devono mantenere con un controllo ferreo, che ora è totalmente assente, e con la proprietà delle reti che spesso vengono svendute.
Con questi giochetti spariscono dalle nostre tasche centinaia di miliardi di euro.
Piero Di Caterina/CosaPubblica
4 ottobre 2013