“Una delle ricchezze che abbiamo portato a casa dal ’68 in poi è stata la trasformazione delle forze di polizia e della magistratura da organi al servizio dei pochi a patrimonio della comunità, costituito per la maggior parte da individui democratici. E ripetiamo: pur non funzionando al meglio, pur riuscendo a produrre pochi ed eccellenti risultati, in virtù di elevata professionalità e onestà intellettuale, i giudici e le forze di polizia rimangono l’unica ancora di salvezza del Paese. Almeno fino a quando non si tornerà alla politica onesta.
Tutto questo attesta che c’è un vuoto di assunzione di responsabilità politica. Chi potrebbe intervenire in questa condizione e cosa dovrebbe fare? Come abbiamo detto in precedenza, andrebbe ripristinata la funzione di prevenzione di questi crimini. Sarebbe sufficiente addestrare uomini della finanza o della polizia a presenziare ai consigli comunali per vigilare sulle delibere proposte, e per approfondirle richiedendo agli uffici competenti tutte le documentazioni del caso. Con poche migliaia di uomini e donne correttamente preparati, magari con l’aiuto di gruppi di volontari, si potrebbe ribaltare la situazione. Ne sono convinto. Non si capisce perché la finanza abbia il diritto di andare in un’azienda privata e rivoltarla come un calzino, giustamente, e perché non vada in un ente pubblico a sindacare in via preventiva e a campione. Anche se non c’è il dubbio di fatti illegittimi, ovviamente. Chiaro, fino a quando questa decisione spetta alla politica, non si farà mai. I poteri esecutivo e legislativo tutto vogliono fuorché far cessare il malaffare”
Piero Di Caterina da “Il sistema corruzione”